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Vipassana: la via del Buddha per risvegliare la nostra vera natura

  • Immagine del redattore: Alessia Notari
    Alessia Notari
  • 17 set
  • Tempo di lettura: 4 min
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La Vipassana è una delle più antiche tecniche di meditazione insegnate dal Buddha. Non è filosofia, non è religione, ma un metodo semplice e potente per conoscere noi stessi attraverso l’esperienza diretta. Il Buddha non ci ha lasciato dogmi o credenze, ma uno strumento vivo, frutto del lavoro profondo che lui stesso ha compiuto sulla propria mente e sul proprio corpo e cuore, osservando le sensazioni del corpo (vedanā), i processi mentali e le reazioni emotive, fino a trasformare completamente il suo rapporto con la realtà.


Dopo la sua illuminazione, il Buddha scelse di condividere ciò che aveva scoperto: che la sofferenza nasce dall’attaccamento e dall’avversione, e che esiste una via per liberarsene. Conservata per secoli in Birmania nella sua purezza, questa pratica è arrivata fino a noi grazie a maestri come Sayagyi U Ba Khin e S.N. Goenka, che l’hanno resa accessibile in tutto il mondo.


Il cuore della Vipassana è l’osservazione delle sensazioni del corpo, momento dopo momento. In questo processo risvegliamo Anicca, la legge dell’impermanenza: tutto nasce e tutto muore, nulla resta immutabile. Portando l’attenzione a ciò che avviene dentro di noi – una tensione, un calore, un formicolio – riconosciamo che siamo fatti di energia in continuo movimento. Questa consapevolezza dissolve l’illusione della staticità e ci riporta alla nostra vera natura.


Ma il Buddha non si è fermato qui. La sua pratica era completa: non solo osservazione, ma anche equanimità. Significa non reagire al piacere o al dolore, non farsi trascinare dalla paura o dal desiderio, ma restare centrati in una quieta forza interiore. L’equanimità non è indifferenza: al contrario, è la base della compassione. Quando smettiamo di essere prigionieri delle nostre reazioni, il cuore si apre spontaneamente verso ogni forma di vita: persone, animali, piante, l’intero pianeta.


Quest’estate ho potuto partecipare a un ritiro Vipassana di dieci giorni, sperimentando in prima persona tutto ciò che avevo studiato. Non è stato semplice: è un lavoro serio che richiede coraggio, dedizione e una forte forza di volontà, perché affrontare i dolori e le difficoltà fisiche che emergono richiede una presenza costante e determinazione. Ma giorno dopo giorno, osservando il respiro e le sensazioni del corpo, ho potuto toccare con mano quella corrente sottile chiamata Anicca, l’impermanenza, e riconoscere che tutto è energia in movimento.


Da quel momento la mia vita quotidiana è cambiata. Ho preso l’impegno con me stessa di meditare ogni mattina, anche per un’ora o due, anticipando la sveglia, per iniziare la giornata con chiarezza e presenza. Ho compreso che non si tratta solo di una pratica da ritiro, ma di un allenamento costante, che continua nel modo in cui vivo, ascolto, rispondo al mondo.


La bellezza della Vipassana è proprio questa: non si limita a un’esperienza intensa in un luogo protetto, ma ci accompagna nella vita di ogni giorno. Con la costanza, l’equanimità diventa un seme che germoglia in ogni gesto, in ogni parola, in ogni relazione. Io ho scelto di portare avanti questo impegno non solo per me stessa, ma per contribuire, nel mio piccolo, a portare un po’ di luce in un mondo che ne ha così tanto bisogno.


Così, Vipassana diventa non solo un cammino personale, ma un dono collettivo. Ogni volta che pratichiamo, non stiamo solo liberando noi stessi: stiamo contribuendo a trasformare l’energia del mondo. In un’epoca segnata da paura, conflitto e divisione, il semplice atto di sedersi in silenzio e osservare può essere un atto rivoluzionario.


Con la pratica costante, possiamo portare la luce della consapevolezza nelle nostre relazioni, nel lavoro, nella società. Non è un cambiamento immediato, ma un seme che germoglia giorno dopo giorno. Il Buddha ci ha mostrato la strada con il suo esempio: con disciplina, equanimità e compassione, ha trasformato la propria vita e ha acceso una fiamma che ancora oggi illumina l’umanità.


Camminare su questa via significa assumersi la responsabilità del mondo che abitiamo. Perché la vera rivoluzione inizia dentro di noi: nel respiro, in un istante di silenzio, nell’umile atto di osservare. E da quel piccolo gesto, può nascere un’onda di pace capace di cambiare il corso dell’umanità.


Parabola del Buddha – La ciotola di riso

Si racconta che un giorno un discepolo chiese al Buddha come coltivare la calma e la dedizione nella vita quotidiana. Il Buddha prese una ciotola di riso e iniziò a versare lentamente i chicchi da una mano all’altra, concentrandosi su ogni singolo chicco.


“Se guardi ogni cosa con presenza e dedizione – spiegò – anche

il più piccolo gesto diventa perfetto, e dentro di te nasce la pace.

Non è il mondo esterno a cambiare, ma il modo in cui lo vivi.

Questa è la forza dell’equanimità.”


Questa parabola ci ricorda che la dedizione e la presenza in ogni azione, anche la più piccola, trasformano la nostra realtà. Così come il Buddha ha lavorato su se stesso, anche noi possiamo coltivare la consapevolezza, la pazienza e l’equanimità, portando luce e pace nel mondo, un gesto alla volta.


Per chi cerca strumenti di risveglio e consapevolezza: #ilprontosoccorsodellanima


 
 
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