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Karma e Dharma: due forze che guidano l’anima verso la sua evoluzione

  • Immagine del redattore: Alessia Notari
    Alessia Notari
  • 3 lug
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 23 lug

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Nel linguaggio quotidiano, sentiamo spesso la parola karma associata a qualcosa di negativo: "È il suo karma!" oppure "Chissà cosa ha fatto in un'altra vita per meritarsi questo". Ma la realtà è ben più profonda e sfumata. E se volessimo davvero comprendere cosa significano karma e dharma, dovremmo fare un passo indietro, alle origini di queste parole, nella filosofia vedica e nei testi sacri dell'India antica.


La parola karma deriva dal sanscrito e significa semplicemente "azione". Ogni azione che compiamo - che sia fisica, verbale o mentale - genera una conseguenza. In questo senso, il karma non è una punizione, ma una legge universale di causa-effetto. Quello che semini, raccogli. Ma non in senso moralista: è piuttosto un invito a prenderci responsabilità delle nostre scelte e della nostra energia.

Nel pensiero induista e buddhista, il karma si accumula non solo in una singola vita, ma attraversa le incarnazioni dell'anima. Il nostro presente è il frutto di azioni passate, e ciò che facciamo oggi influenzerà la nostra realtà futura. Ma questo non deve spaventarci. Al contrario, è una chiamata a vivere con consapevolezza, scegliendo con cura i nostri pensieri, parole e gesti.


Dharma: la via dell’anima


Il dharma, invece, è un concetto ancora più vasto. Anch'esso deriva dal sanscrito e può essere tradotto come "legge cosmica", "ordine naturale", ma anche come missione dell'anima o "dovere interiore". Ogni essere ha un dharma: un cammino che è il più giusto da seguire per la propria evoluzione. Il dharma non è imposto da fuori, ma si manifesta da dentro.


Seguire il proprio dharma significa ascoltare profondamente chi siamo, riconoscere i nostri talenti, accettare le sfide che la vita ci pone, e metterci al servizio della nostra crescita interiore e, quando possibile, anche del bene degli altri.



Karma e Dharma: due forze in dialogo. Possiamo immaginare il karma come il passato che ci ha portato fin qui, e il dharma come la strada che abbiamo scelto (o scegliamo) di percorrere. Il karma ci mostra le lezioni che dobbiamo ancora imparare, mentre il dharma è il modo in cui possiamo evolvere, integrando quelle lezioni nella nostra vita.


Ogni volta che affrontiamo una situazione difficile, possiamo vederla come

un pezzo del nostro karma che si manifesta.

Ma se rispondiamo con presenza, ascolto e apertura, stiamo già camminando nel dharma.


Non è una gabbia, ma una possibilità di liberazione. Negli ultimi anni, osservando la mia vita con occhi più attenti, ho iniziato a vedere ogni esperienza - anche quelle più dure o inaspettate - come parte di un disegno più grande. Credo profondamente che quello che viviamo oggi sia spesso ciò che l'anima ha scelto per evolversi, per guarire antiche ferite, per completare qualcosa rimasto sospeso.


Ricordando le parole di saggezza millenaria: si racconta che un giorno un discepolo andò dal maestro e gli disse: «Maestro, ho fatto del mio meglio per correggere il mio passato, per guarire ogni errore, per diventare “degno” del mio cammino. Eppure ogni passo è ancora pieno di fatica». Il maestro, che era Rumi, sorrise e rispose: «Tu non sei qui per sistemare il passato. Sei qui per danzare con ciò che è rimasto. Ogni passo che fai con amore… è già guarigione.»


Questa semplice storia ci ricorda che il karma non è una condanna, ma una materia viva da attraversare, con la delicatezza di chi non vuole combattere, ma comprendere. E che il dharma non è un dovere da portare sulle spalle, ma una direzione che nasce dal cuore, e ci chiama ogni giorno nelle piccole scelte che compiamo.


Forse allora non dobbiamo diventare perfetti, né riparare ogni cosa. Forse dobbiamo solo imparare a riconoscere la voce della nostra anima e risponderle con fedeltà e gentilezza. E così, passo dopo passo, gesto dopo gesto, torniamo al centro del nostro essere, dove karma e dharma non sono più due strade diverse, ma si incontrano in un’unica via fatta di presenza, verità e amore.


E quando ti sembrerà di non sapere più quale sia la strada, siediti un momento in silenzio. Respira. Lascia che sia la vita stessa a parlarti, con la voce del vento, con il battito del cuore, con il canto invisibile di ciò che hai già dentro.


Perché a volte la direzione non si sceglie…

si ricorda.

E in quel ricordo, tutto torna al suo posto.

Anche tu.


n.d.r. approfondimento etimologico per i più curiosi (e nel rispetto dei puristi): il termine "karma" deriva dal sanscrito "karman", che significa letteralmente “azione, atto, compito”. L’etimologia affonda nella radice kṛ (fare, agire). Con l’evolversi del sanscrito classico e la diffusione del concetto nelle scuole induiste, buddhiste e giainiste, il termine si è semplificato in "karma", oggi universalmente riconosciuto e utilizzato sia in Oriente che in Occidente per indicare il principio secondo cui ogni azione genera un effetto. Anche se il termine ha trovato nel tempo una forma evoluta e semplificata, il cuore del significato è rimasto intatto: "ogni azione lascia una traccia, ogni gesto ha un'eco. Un filo invisibile che unisce il fare, l’essere e il divenire."


Per chi cerca strumenti di risveglio e consapevolezza: #ilprontosoccorsodellanima

 
 
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