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Sotto veli o "coperte": uno sguardo oltre l'illusione!

  • Immagine del redattore: Alessia Notari
    Alessia Notari
  • 3 set
  • Tempo di lettura: 3 min
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Alle volte, mi capita di accorgermi che, in certe situazioni, il mio sguardo è coperto da un velo, il famoso velo di Māyā, oppure, come scherzosamente dico io, da una vera e propria "coperta": una nebbia che limita la chiarezza. In quei momenti, spesso il pilota automatico prende il sopravvento e reagisco senza quasi accorgermene. Però, dopo un po’, o a volte anche mentre sono ancora immersa in questo meccanismo, nasce dentro di me un desiderio: quello di sollevare quel peso, di far diventare più sottile quel confine tra ciò che appare e ciò che riesco ad intravedere davvero. È come un risveglio lento, un richiamo gentile che mi invita a tornare alla consapevolezza, a lasciare spazio alla presenza.


Nella tradizione dell’Advaita Vedanta, Māyā rappresenta l’illusione che ci impedisce di percepire Brahman, la realtà ultima e indivisa. È lei che fa sembrare transitorio ciò che è eterno, nascondendo l’essenza profonda della vita. Nel Buddhismo, il concetto assume una sfumatura simile: la percezione condizionata ci allontana dalla realtà ultima e ci mantiene intrappolati in un mondo di apparenze.


Ecco allora che la mia metafora della “coperta” diventa utile: non è solo l’illusione sottile che offusca, ma un vero e proprio peso che smorza la chiarezza. È un modo ironico e sincero per ammettere che, a volte, proprio non vedo. È in quei momenti che riconosco la nostra sfida: mantenere il velo leggero invece di lasciarlo diventare un carico.


È importante distinguere tra "tipi di velo" ovvero tra Māyā e avidyā: la prima è l’illusione che avvolge la visione della realtà, la seconda è l’ignoranza che ci fa credere che quell’illusione sia la verità. Rimuovere avidyā significa capire che la costruzione mentale non coincide con l’essenza profonda dell’esistenza.


Il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer, profondamente influenzato dal pensiero orientale, ha descritto il mondo fenomenico come un velo che nasconde la vera realtà, ovvero la "volontà", la forza originaria e insondabile che sta dietro ogni cosa. Secondo Schopenhauer, ciò che percepiamo attraverso i sensi è solo una rappresentazione, un’illusione che ci impedisce di cogliere la vera essenza dell’esistenza. Il velo di Māyā, quindi, non è altro che questa barriera tra noi e la realtà più profonda, un filtro che oscura la nostra percezione e alimenta il desiderio e la sofferenza.


Ralph Waldo Emerson, anche lui affascinato dal pensiero orientale, descrisse questa trama di illusioni con parole suggestive: “L’illusione lavora impenetrabile, tessendo innumerevoli trame che si accavallano l’una sull’altra, velo su velo”. Un’immagine che restituisce la sensazione di quanto siano fitte e sovrapposte le nostre percezioni. Pratiche come la meditazione, l’auto indagine o semplici richiami al presente diventano strumenti preziosi per riconoscere i momenti in cui il velo si fa più spesso, e ci invitano a lasciarlo cadere, anche solo un poco.


Non si tratta di annientare la realtà, ma di accorgerci delle storie che ci raccontiamo, scegliendo con gentilezza di tornare al respiro, al sentire, al qui e ora. Cerco di portare l’attenzione proprio lì, tra la presenza e la reattività automatica. Non possiamo eliminare ogni velo, ma possiamo imparare a disfarlo quando si fa troppo spesso. Ed in quel gesto, in quella scelta, ritroviamo un attimo di leggerezza, di chiarezza, di essere davvero qui.


Questo percorso richiede però dedizione e impegno, perché cambiare la nostra percezione e rendere quel velo sempre più sottile non è un atto istantaneo, ma un lavoro quotidiano di consapevolezza e amore verso noi stessi. È svegliarsi ogni mattina con la volontà sincera di volerci bene, di riconoscere e accogliere anche i momenti difficili, di tristezza o solitudine, e di prenderci per mano in quei momenti, con dolcezza e rispetto.


È un cammino di crescita profonda, una strada di anime bellissime che si risvegliano, passo dopo passo, vita dopo vita. E proprio da questo impegno nasce la vera trasformazione: il riconoscere la nostra luce anche dietro il velo, l’abbracciare la nostra umanità, e il permetterci di essere presenti, autentici e in pace.


Per chi cerca strumenti di risveglio e consapevolezza: #ilprontosoccorsodellanima

 
 
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